Pronuncia | n. 68/2017 del 10/11/2017 |
Parti | Comitato di Controllo c. Generazione Famiglia – La manif pour tous Italia; Citizen Go |
Mezzi | Affissioni |
Prodotto | Campagna di informazione |
Messaggio | “Basta violenza di genere. I bambini sono maschi le bambine sono femmine. Arriva il bus della libertà” |
Presidente e Relatore | Libertini |
Dispositivo | «Il Giurì, esaminati gli atti e sentite le parti, dichiara che la comunicazione contestata non è in contrasto con il Codice di Autodisciplina»
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Il Comitato di Controllo ha chiesto l’intervento del Giurì nei confronti di Associazione Generazione Famiglia – La Manif Pour Tous Italia e Fondazione Citizen GO, in relazione al messaggio “Basta violenza di genere. I bambini sono maschi e le bambine sono femmine”, volti a pubblicizzare l’iniziativa “Arriva il bus della libertà”, ritenendolo in contrasto con gli artt. 46, 10 e 11 del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.
Ad avviso del Comitato, il messaggio veicolerebbe un contenuto offensivo della dignità della persona, in particolare di tutti coloro che non si riconoscono o non possono riconoscersi nell’impostazione rigidamente escludente assunta dai promotori. Il messaggio turberebbe, secondo il Comitato, la sensibilità dei minori di fronte a una proclamazione rigida di identità sessuale, che potrebbe ferire condizioni personali molto delicate e anche dolorose. Inoltre il messaggio non si farebbe carico di chiarire che si tratta di un’opinione di parte, nel rispetto delle sensibilità diffuse.
Le parti resistenti hanno eccepito che il messaggio si limiterebbe a esprimere liberamente un’opinione su un tema di attualità, riportando le identità dei soggetti promotori. La campagna sarebbe infatti una reazione al tentativo di diffondere una nuova antropologia secondo cui i generi maschile e femminile sono sovrastrutture prodotte da fattori sociali condizionanti. “Violenza di genere” sarebbe intesa quindi come qualunque indebita ingerenza nel processo personale di maturazione e di estrinsecazione dell’identità sessuale.
Il Giurì ha ritenuto che le parti muovano da ricostruzioni completamente diverse del significato del messaggio contestato. Secondo il Giurì, l’attenzione dell’osservatore medio è richiamata dalle parole “basta violenza”, accompagnate dalla sagoma di due mani incombenti sulle sagome di due bambini, maschio e femmina. L’espressione “di genere”, posta nel rigo sottostante secondo il Giurì resta per i più di dubbio significato nel contesto comunicazionale complessivo. Una valutazione sintetica del messaggio secondo il Giurì porta tuttavia l’osservatore medio a decodificarlo come reazione difensiva contro iniziative altrui che, a torto o a ragione, appaiono caratterizzate da modalità “violente”, e non come una demonizzazione di qualsiasi opinione non tradizionalista in materia di identità di genere e tanto meno come un messaggio volto a offendere o discriminare le persone sulla base dell’identità di genere. Il Giurì ha condiviso il fatto che il messaggio presenti elementi di ambiguità, non essendo espliciti gli obiettivi della reazione polemica. Tuttavia, in materia di appelli sociali, la presenza di elementi di ambiguità secondo il Giurì non è sufficiente perché il messaggio dia luogo a una violazione del Codice e prevale pertanto il rispetto della libera manifestazione del pensiero, a meno che non si dimostri che le espressioni ambigue sono decodificate dall’osservatore medio come offensive per la dignità della persona o come contrastanti con i criteri fissati dall’art. 46.
Il Giurì non ha ritenuto che il messaggio possa turbare i minori, in quanto la headline è in parte incomprensibile per i più piccoli e in parte percepibile come affermazione generica, mentre la parte grafica risulta molto stilizzata e inidonea ad arrecare alcun danno ai minori.
Il messaggio, infine, secondo il Giurì risulta chiaramente come espressione di un’organizzazione di tendenza e non come portatore di un’informazione imparziale ed è “firmato” in modo sufficientemente chiaro dalle organizzazioni promotrici.
Il Giurì, esaminati gli atti e sentite le parti, dichiara che la comunicazione contestata non è in contrasto con il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.