Ingiunzione | n. 34/18 del 13/4/2018 |
Nei confronti di | Dsquared2 SpA |
Mezzi | Stampa |
Prodotto | Abbigliamento bambini |
Articoli violati | 10; 11; 12bis |
Il Presidente del Comitato di Controllo visto il messaggio pubblicitario DSQUARED2”, rilevato su D- La Repubblica data copertina 7 aprile 2018 ritiene lo stesso manifestamente contrario agli artt. 10 – Convinzioni morali, civili, religiose e dignità della persona – 11 – Bambini e adolescenti – e 12bis Sicurezza – del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale. Il messaggio, volto a pubblicizzare una linea di abbigliamento per bambini, mostra una bambina con coroncina e fascia da miss, visibilmente truccata, in mezzo a due bambini di tre quarti in slip, sul cui posteriore è in evidenza il marchio, che si allenano con i pesi della palestra. Tale comunicazione, ad avviso del Comitato di Controllo, si pone in contrasto con l’articolo 10 del Codice, che impone il rispetto della “… dignità della persona in tutte le sue forme ed espressioni e deve evitare ogni forma di discriminazione”. Il messaggio infatti propone una discriminazione e una determinazione stereotipata di genere che riconduce, sin dall’infanzia, a un ruolo maschile e femminile predestinato. I protagonisti sono infatti adultizzati e ricondotti a specifici modelli che si risolvono in una rappresentazione basata su una cristallizzazione dei generi, eccessivamente stereotipata. È noto che a diversi livelli, soprattutto negli ultimi anni, si è sviluppata nella società civile una massa critica, che mira a sollecitare una maggiore consapevolezza sui temi della dignità della persona e del rispetto dell’identità di genere. Non è certamente la proposizione di un modello convenzionale o ricorrente di per sé ad essere invisa, ma la banalizzazione della complessità umana, quando il modello viene vissuto con una carica deterministica, restrittiva e pertanto degradante. Simili comunicazioni, anche aldilà delle intenzioni, veicolano contenuti che cristallizzano modelli non sentiti più attuali e comunque rigidamente restrittivi, che come tali sono suscettibili di urtare la sensibilità del pubblico, in quanto rappresentano ostacoli per una società moderna e paritaria. Essi hanno ripercussioni anche sui minori, dai quali il messaggio può essere ricevuto, non ancora pronti ad una corretta elaborazione critica dello stesso, incoraggiando la possibilità di banalizzazione della figura femminile e maschile (“la donna pensa solo alla bellezza”, “l’uomo a farsi i muscoli”) e, di conseguenza, pericolose inclinazioni ad abbassare il senso critico sui valori fondamentali dell’individuo. Infine il messaggio veicola una rappresentazione – bambini che impugnano un bilanciere con pesi – che può indurre i minori a trascurare le normali regole di cautela con la conseguenza di recare loro possibili danni fisici. È infatti notorio che l’utilizzo di pesi da allenamento può incominciare solo dopo i 14 anni di età e sempre con la sorveglianza di un adulto specializzato nelle attività motorie. Per tali ragioni il messaggio si pone in contrasto anche con gli artt. 11 e 12bis del Codice. |