Newsletter

Lo spot Amica Chips è irrispettoso del credo religioso cristiano

Ingiunzione n. 7/24 del 9/4/24
Nei confronti di Amica Chips S.p.A.
Mezzi TV, social media
Prodotto Amica Chips
Messaggio ““Il divino quotidiano”
Articoli violati Art. 10 – Convinzioni morali, civili, religiose e dignità della persona

 

Il Presidente del Comitato di Controllo visti i video “Il divino quotidiano” relativi a ‘Amica Chips’, trasmessi sulle reti Mediaset e La7 nel mese di aprile 2024; sul canale Youtube ‘Amica Chips’ in data 7 aprile 2024 e sul canale Youtube ‘Lormarini’ in data 8 aprile 2024 ritiene gli stessi manifestamente contrari all’art. 10 – Convinzioni morali, civili, religiose e dignità della persona – del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Il messaggio si svolge in un convento, nel chiostro appaiono un gruppo di novizie in fila per due mentre si dirigono verso la chiesa, con in sottofondo la musica dell’Ave Maria di Schubert. Le novizie si dirigono verso l’altare in attesa della comunione e il sacerdote porge l’ostia alla prima della fila. Non appena la novizia la riceve e muove le labbra si sente un sonoro scrocchio riecheggiare nella chiesa. Stupita e imbarazzata di poter essere la causa di quell’imprevista emissione, si volta verso la sagrestia dove una suora sta sgranocchiando le croccanti patatine pubblicizzate, prendendole dal sacchetto. Il video si conclude con le immagini del prodotto e il claim “Amica chips il divino quotidiano”.

Una versione simile e più lunga si trova su You Tube, nel canale dell’inserzionista, in cui si vede la suora che, trovando nel tabernacolo la pisside vuota di ostie, la riempie con le patatine pubblicizzate, che vengono in seguito offerte alle novizie al momento della comunione.

Ad avviso del Comitato di Controllo siffatta comunicazione si pone palesemente in contrasto con l’art. 10 – Convinzioni morali, civili, religiose e dignità della persona – del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale. Non è l’ambientazione religiosa, né la presenza delle suore come protagoniste che destano di per sé criticità: svincolati da ogni collegamento spaziale e/o verbale con luoghi o avvenimenti “sacri”, preti e monache subiscono un non infrequente processo di volgarizzazione, normalmente del tutto innocuo.

Nella campagna Amica Chips la violazione del dettato autodisciplinare si sostanzia nella diretta irrisione e nel conseguente svilimento del sacramento dell’eucaristia, che per i credenti assume un’importanza e una centralità fondamentali. Producendo, a parte tutto, anche una diffusa reazione di rigetto a giudicare dalle numerose segnalazioni ricevute dall’Istituto, che accusano il messaggio di risultare blasfemo.

Il parallelismo che il messaggio instaura tra la patatina, descritta come “il divino quotidiano”, e l’ostia, che rappresenta evidentemente il divino, si sostanzia nella derisione del senso profondo del sacramento dell’eucaristia, rendendo più che ragionevole che il credente e non solo si senta oltremisura offeso.

In molte sue decisioni il Giurì ha sottolineato la portata regolatrice dell’art. 10 del Codice, posto a tutela della sensibilità dei consumatori “i quali hanno il diritto di non essere urtati nelle più profonde convinzioni …da campagne pubblicitarie …che essendo strumentali ad interessi di natura prettamente economica non devono confliggere con valori tendenzialmente assoluti e di rango superiore” (ad es.: pron. n. 1/87).

Tra questi valori, argomenta la pronuncia del Giurì n. 73/88 “un posto di primissimo rango compete, tuttora, alle convinzioni religiose, che il Codice di Autodisciplina protegge non già come un bene della collettività italiana o della sua maggioranza, bensì, in armonia con la Costituzione e sulla scia della concezione “liberale” della tutela del sentimento religioso come un bene individuale, che viene riconosciuto, in modo assolutamente paritario, a tutti i “cittadini”, senza distinzioni di sorta fra le possibili opzioni religiose”.

Ad avviso del Comitato di Controllo, la campagna in questione nelle sue varie declinazioni rappresenta un’inammissibile svilimento e irrisione di un aspetto – l’eucaristia – posto alla base di un credo religioso, e considerato, a prescindere dalla condivisione o meno di esso, avvolto da “sacralità”, e il cui collegamento – come si leggeva nella pronuncia da ultimo citata – “con prodotti commerciali può provocare, nella generalità, un’esperienza sgradevole di profanazione di un sentimento, quello religioso, che si vorrebbe immune da attacchi immotivati, come quelli portati a meri fini di strumentalizzazione commerciale”.

 

 

Consulta tutte le decisioni iscrivendoti all’Archivio IAP

Torna all’elenco delle decisioni

IAP è membro di EASA - European Advertising Standards Alliance e di ICAS - International Council on Ad Self-Regulation EASA_50